BRUNO ZANICHELLI

OPERE INEDITE 1986-1989

Viene spontaneo chiedersi perché, nel 2022, una galleria che si propone di offrire uno spazio di dialogo per l’arte contemporanea e che vuole attrarre, fra gli altri, giovani artisti esordienti o alle prime esperienze, scelga come soggetto della sua prima mostra un ARTISTA attivo quasi quarant’anni fa. Davvero si tratta solo di nostalgia, di amore per un periodo della nostra giovinezza che ci è stato caro?

La Torino degli anni Ottanta e quella di oggi appaiono come due città estranee, quasi impossibili da confrontare. Il panorama underground risulta sparito, le realtà sottoculturali dissolte, gli ambienti in cui le personalità di questi mondi si incontravano per dialogare chiusi o sostituiti da negozi di fast fashion, dove creatività e individualità si ritirano per morire. Che fine hanno fatto gli artisti torinesi? Perché il fervore culturale della vecchia generazione non è passato alla successiva? Da e per Torino sono passati i più grandi protagonisti del panorama musicale, cinematografico, pittorico e intellettuale del Novecento, eppure la città dorme di un torpore estraneo alla passione che ci siamo lasciati alle spalle. Eppure l’amore per l’arte non svanisce, né all’improvviso né in un processo lento e graduale; è intrinseco nella natura umana, è il moto che ci spinge a ricercare qualcosa oltre la realtà quotidiana alienante.

Gli artisti non se ne sono mai andati, ma la città ha lentamente abbandonato i suoi luoghi di ritrovo, aggregazione, crescita intellettuale e personale. Una città come la nostra, che fino alla fine dello scorso secolo, una mera generazione fa, era il cuore pulsante delle realtà underground italiane, ha bisogno di tali spazi più dell’aria.

È in tale ottica che Spazio44 apre: trovare una mediazione fra il passato e il presente, permettere agli studenti di dialogare con i protagonisti della “vecchia guardia”, lasciare che quella passione torni nelle strade della città e dia vita a un fenomeno nuovo, proiettandoci finalmente nel prossimo scenario dell’arte contemporanea. 

Bruno Zanichelli è stato negli anni Ottanta, ma con una forza ed un impatto visivo dell’immagine attualissimo ancora ai giorni nostri, una delle figure di maggior spicco della pratica artistica consistente nell’azzerare, all’apparenza, ogni differenza tra elementi culturali “alti”, la tradizione pittorica dell’avanguardia in primo luogo, e “bassi”, dal fumetto, all’illustrazione, alla pubblicità, sullo sfondo della seconda fase della post modernità, dopo il primo periodo, sviluppatosi tra la fine degli anni Settanta ed i primi anni Ottanta quando, a seguito dell’esaurirsi della carica propulsiva dell’avanguardia novecentesca, dopo l’azzeramento linguistico del Concettuale, gli artisti si impossessano nuovamente degli strumenti e delle tecniche tradizionali, la pittura in primo luogo, in una dimensione di citazione della storia dell’arte.

La seconda fase prevede invece, nel periodo tra metà degli anni Ottanta ed i primi anni Novanta, un eclettismo stilistico dove convivono pittura, installazione, fotografia, video che si confrontano con la tecnologia ed i miti ed i riti della creatività giovanile, in primo luogo la scena post punk e new wave.

Dopo un esordio caratterizzato da un’attività multidisciplinare frenetica, pittoricamente ispirata al nuovo fumetto italiano, particolarmente ad un maestro come Andrea Pazienza, a partire dal 1986 Zanichelli dà corpo ad una svolta stilistica repentina, caratterizzata da una sopraggiunta e sorprendente maturità. 

Nulla è rinnegato dell’impostazione precedente, ma le immagini assumono un rilievo a tutto tondo; la vivacità coloristica, la capacità di cogliere il dettaglio, si mutano d’incanto in una dimensione poetica. 

Come se le immagini della comunicazione di massa si calassero su scenari senza tempo, pregni di un’atmosfera magica. Non la semplice de-contestualizzazione tipica dei procedimenti pop ma qualcosa di diverso, il senso profondo del retaggio culturale, del disagio, delle aspirazioni di una generazione che coglieva nel futuro speranza ma anche una sottile inquietudine. 

L’artista, conscio di una fine prematura causa una malattia incurabile, negli ultimi della sua vita si dedica febbrilmente all’attività produttiva, come a volere lasciare una traccia di sé il più significativa possibile. 

Illuminanti le sue parole: “Conscio, o comunque sospettoso del fatto di non avere sessant’anni di carriera innanzi dovuti al castigo del mio male, decido di comprimere questi anni ipotetici di lavoro nel minor tempo a disposizione, di cui comunque non consola la quantità. Opero così un’accelerazione tecnica, stilistica, mentale e produttiva che dovrebbe consentirmi una proiezione ad inerzia verso quel tempo che forse non potrò avere. E così che, a ventisei anni, lavorando da tre, ho ottenuto con questo impegno molto più di quanto ne avrei ottenuto senza la mia nefasta peculiarità. In quest’arco di tempo sono invecchiato molto; ho modificato il mio lavoro e mi sono affaticato parecchio”.

In questa mostra, presso la nuova Galleria Spazio44, vengono presentati lavori inediti, dalle prime sperimentazioni al confine tra arte ed illustrazione, ad opere successive quasi mai esposte, fino a lavori di poco precedenti la prematura scomparsa nei primi mesi del 1990, alcuni dei quali incompiuti.

Curatore Della Mostra EDOARDO DI MAURO Direttore Presso Accademia Albertina Di Belle Arti Di Torino